La Bissa Bianca - Valle di San Lucano

La LEGGENDA DELLA BISSA BIANCA

Temuta e inesplorata, si estendeva un tempo ad Ovest di Taibon la leggendaria Val Bisèra.
Inospitale e inaccessibile era la dimora di serpi velenose, rettili e basilischi, pericolosa a tal punto che pochi avevano osato addentrarsi in essa e molti di costoro non vi avevano mai più fatto ritorno. Tale era il problema per i Taibonèr (gli abitanti del piccolo villaggio che da poco era sorto al suo imbocco) che tutti i capifamiglia si riunirono un giorno sul Còl de la Mòla per discutere della faccenda e decisero all’unanimità di far risolvere il problema all’esperto Strigón da Moena. Costui arrivò a piedi direttamente dalla Val di Fassa ed accettò l’incarico a patto che nessuno mai avesse visto in quei luoghi la Grande Bisa Bianca. E nessuno - parola d’onore - ne aveva mai sentito parlare. Si addentrò così nella valle seguito in fila indiana da una colonna di coraggiosi volontari; giunto nella località i Chin ordinò loro di costruire la più grande Calchèra (fucina per la calce) mai vista fino ad allora, di riempirla di legna di faggio e di darle fuoco. Arse per ben tre giorni fino a quando la terza notte il calore che sprigionava divenne così intenso da infuocare tutte le rocce circostanti. Impauriti gli uomini che assistevano alla scena videro formarsi l’enrosadira in piena notte sulle pareti dell’Agner e delle Pale di San Lucano. Il vento cessò improvvisamente e l’intera valle piombò in un silenzio surreale. Lo Strigón da Moena balzò così su un grande abete dalla cui cima iniziò a suonare un’inquietante melodia con il suo flauto magico. La musica si propagò per tutta la valle dalle sponde del Torrente Tegnas fino ai profondi Borài e poi ancora su fino agli aguzzi Spiz. Subito da ogni anfratto spuntarono in silenzio e ordinatamente migliaia se non milioni di rettili, bisce, vipere cornute, vipere normali e basilischi di ogni forma e dimensione, alcuni strisciando, altri volando, altri scivolando per i ripidi menadór, altri ancora facendosi trasportare dalle acque…..tutti si dirigevano alla calchèra infuocata e si gettavano nelle fiamme. Continuarono per tutta la notte, fino al mattino e poi fino al pomeriggio fino a quando l’ultima creatura venne divorata dal fuoco. Lo Strigón da Moena smise così di suonare e tutti i presenti esultarono per la gioia. In quel momento si udì però un fischio terribile ed assordante. Lo Strigón sbiancò improvvisamente in volto e riprese subito a suonare il suo flauto magico. Avvolta tra lampi e fulmini apparve sinistra sul Costón de Miel la Grande Bisa Bianca. Tra balzi mai visti e fragori di tuoni veniva trascinata a valle dalla musica stregata. Giunta alla Calchera incrociò lo sguardo con quello dello Strigón e sradicando l’albero lo trascinò con lei nelle fiamme.
Da quel giorno nessuno al mondo vide più Bisa Bianca alcuna.








Torna su