LA LEGGENDA DELL'AUZ
Narra la leggenda che secoli fa l’insieme di case tutte attaccate l’una all’altra del centro di Forno Val denominate Vaticano, fossero un tempo
la dimora dei Nobil Costa. Costoro, maestri nella forgiatura di spade, erano stati incaricati dalla famiglia De Manzoni di gestire l’estrazione
mineraria ed i forni fusori della Valle di San Lucano, e dopo alcune generazioni tale fu la loro maestria che vennero investiti del titolo nobiliare.
Caso volle che uno dei loro discendenti di nome Áuž fosse un personaggio poco raccomandabile, tanto che ancora oggi rimane nella memoria popolare
come la persona più cattiva mai vissuta nella piccola frazione.
Un giorno quest’uomo morì. Bussò alla porta del Paradiso e ovviamente gli fu negato l’accesso, ugual cosa successe al Purgatorio, ma tale era la
sua cattiveria che nessuno volle farlo entrare nemmeno all’Inferno. La sua anima venne così dannata a rimanere nella casa natale. La sua perfidia
però non accennò a placarsi ed i suoi parenti subivano quotidianamente dispetti di ogni tipo da parte dello spettro, altre volte spintoni quando
non addirittura percosse.
L’insostenibilità della situazione si fece evidente tanto che i Costa chiesero aiuto alla Chiesa. Il parroco, constatata la necessità di effettuare
un esorcismo, chiamò in supporto altri due religiosi da Agordo, tutti insieme poi fecero uscire tutti, benedirono l’ingresso e si chiusero all’interno
dell’abitazione. Nessuno sa cosa successe realmente da quel momento in poi, certo fù che per ben tre giorni si udirono colpi e urla provenire dalla
casa, fino al momento in cui i paesani videro sbigottiti il fantasma di Áuž uscire attraverso un muro e scappare a gambe levate per i prati sopra al
villaggio finché non scomparve tra la Prima e la Seconda Pala di San Lucano nel profondo Boràl de la Besàusega. Non potendolo redimere i tre religiosi
lo confinarono lassù tra le aspre rocce perché non potesse più nuocere a nessuno.
Esiste ancor oggi la credenza tra gli alpinisti locali che porti male nominarlo più di tre volte mentre si è in montagna, e qualcuno asserisce ancora
ai nostri giorni di essere stato malmenato dal fantasma dopo essere salito nel Boral ridendo della leggenda.
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